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La mattina dell’11 marzo 2024, sul piazzale antistante il quartier generale della NATO a Bruxelles, la bandiera svedese sventola sul pennone, accanto a quella di altri 31 Paesi. La Svezia è ufficialmente il 32° Paese membro dell’Alleanza Atlantica. Perché adesso Con il terzo territorio più esteso dell’Unione Europea, di cui fa parte dal 1995 -pur non avendo aderito all’Euro- il regno della Svezia è una monarchia costituzionale, con un governo guidato dall’ottobre del 2022 dal primo ministro Ulf Kristersson, leader dei “Moderata samlingspartiet”, partito politico di centrodestra, conservatore e liberale. È proprio Kristersson che, pochi giorni prima della fatidica cerimonia, firma a Washington i documenti che sanciscono l’entrata della Svezia nella NATO, segnando un momento storico sia per il Paese sia per l’Alleanza, in una fase particolarmente delicata caratterizzata da una situazione securitaria internazionale molto tesa. Tradizionalmente incline a mantenere una politica di neutralità fra il blocco occidentale e quello dell’ex Unione Sovietica, Stoccolma cambia radicalmente posizione proprio a seguito dell’invasione della Russia ai danni dell’Ucraina nel 2022, sentendo molto più concreto e tangibile il rischio di una possibile aggressione militare . Solo 300 km di mare dividono, infatti, il faro di Utlangan a sud della Svezia, dalla principale base navale russa nel mar Baltico, a Baltijsk, da dove nell’agosto del 2023, è partita una delle più grandi esercitazioni russe sul mare, la “Ocean Shield-2023” con oltre 30 navi da guerra, 20 navi di supporto e più di 30 aeroplani. Qual è il contributo della Svezia nella NATO? L’evento è di elevata importanza per diversi motivi. Sebbene sia ricoperta da foreste per il 68% circa della sua estensione e abbia una popolazione di soli 10 milioni di abitanti, concentrati per lo più a sud, per via del clima sub-artico che caratterizza la parte settentrionale del paese, la Svezia ha un’economia di tutto rispetto. Grazie alle consistenti risorse naturali, ad una sviluppata capacità di produzione elettrica – con sei reattori nucleari in funzione sul territorio – e ad un polo industriale tecnologicamente molto sviluppato, anche per merito dell’efficace collaborazione tra il settore pubblico e quello privato, la Svezia è – secondo il Global Competitiveness Index (GCI) 2023 – all’8° posto nel ranking mondiale dei Paesi più competitivi. Ma c’è di più. Con una solida e sofisticata industria della difesa, Stoccolma porta in dote alla NATO una serie di capacità militari di rilievo, dai caccia multiruolo di 4^ generazione “GRIPEN” prodotti dalla nazionale SAAB, a sottomarini, radar all’avanguardia e droni di ultima generazione, oltre che ad uno degli eserciti tecnologicamente più avanzati al mondo. Capacità che, insieme a quelle messe a disposizione dagli altri 31 Stati membri, rendono ancora più ampio ed efficace il portfolio capacitivo della NATO . Una questione di punti di vista “La Svezia è oggi un Paese più sicuro”, proclama il primo ministro svedese nel suo discorso ufficiale di fronte al Segretario Generale della NATO, facendo evidentemente riferimento alla possibilità di invocare l’art. 5 del Trattato del Nord Atlantico in base al quale un attacco armato nei confronti di uno solo dei Paesi membri è considerato come un attacco diretto contro tutte le parti e conseguentemente legittima una potenziale risposta collettiva nell’esercizio della legittima difesa. Se dal punto di vista Occidentale l’Alleanza, dunque, si rafforza, a Mosca tuttavia l’evento è sentito come un’ulteriore prova, qualora ve ne fosse bisogno, della più volte denunciata manovra di allargamento della NATO. In una fase in cui si dovrebbe puntare su una spinta azione diplomatica per mediare una soluzione e interrompere le ostilità, ciò fa ulteriormente precipitare la situazione, aggravando una spaccatura tra le parti che ormai sembra insanabile. Un game changer a tal proposito, potrebbero però essere le elezioni presidenziali negli Stati Uniti d’America, programmate per novembre di quest’anno. Qualora il candidato Repubblicano Donald Trump dovesse essere eletto, infatti, stando alle dichiarazioni rilasciate in campagna elettorale, potrebbe essere aperto un canale di comunicazione tra USA e Russia, con la ricerca di un accordo tra le parti che metta fine alla guerra.